A conclusione di questa raccolta, pubblichiamo una lettera davvero speciale che ci ha inviato suor Anna Pia, nipote di don Luigi che si trova a Palermo. Grazie ai parenti che vivono a Loreggia abbiamo potuto contattarla. Un grazie particolare per quanto ci ha inviato e un caro saluto dalla nostra comunità ad una suora che dopo aver dedicato alla missione in Somalia 50 anni della sua vita, ora continua con grande passione la sua azione in un quartiere difficile del capoluogo siciliano.
Rev.mo Don Stefano,
è stato un piacere per me conoscerLa, anche se solo per telefono. Spero poter conoscerLa pure personalmente, forse il prossimo anno e sarà gioia per me rivedere ancora il paese di Fonte, ove ho vissuto una felice vita di bambina, poi di adolescenza e giovinezza.
Ora cerco di riandare ai ricordi lontani per soddisfare la Sua richiesta di notizie.
Vivevo con lo zio Don Luigi Ceccato quando ancora era parroco a S. Marco di
Resana, poi avvenne il trasferimento a Fonte.
Credo che lo zio abbia vissuto la sua vocazione all’amore in modo assoluto, nonostante il suo carattere, temperamento, piuttosto focoso a cui faceva contrasto la sua energia morale spirituale per mantenere l’equilibrio all’insegna della Parola del Maestro:
“Imparate da me… mite e dolce ecc.!”.
Nella Parrocchia di Coste di Maser c’era parroco Don Lorenzo Zamprogna, zio di Don Luigi, fratello della mamma, mia nonna..
La mamma di Don Luigi, mia nonna, che viveva in canonica col figlio, era una donna di profonda vita di preghiera, innamorata del Vangelo che leggeva e rileggeva per viverlo sempre più perfettamente. Immagino che il seme della vocazione sacerdotale di Don Luigi sia partito proprio da quella Santa Mamma, tanto buona, dolce, semplice, umile, in continua comunione con Dio, in silenzio, nelle faccende domestiche a servizio del figlio sacerdote.
Erano spiccate in Don Luigi un intenso amore concreto per il prossimo, la sua dedizione e prontezza alle attese e richieste della gente, sempre, spesso anche interrompendo i pasti e il riposo. Quando, di notte, qualcuno bussava per i malati, io poi andavo a bussare alla porta della stanza, in risposta sentivo il balzo dal letto, Don Luigi si affacciava alla finestra per l’informazione esatta e poi partiva frettoloso pregando. Anche lui sempre in preghiera come sua madre.
Ogni giorno, quando era libero da altri impegni, verso mezzogiorno saliva quei 99 gradini e si recava in chiesa.
Scendeva poi all’ora di pranzo, sempre con segni di polvere sulla veste e anche sulla faccia, la punta del naso pure bianca di polvere. Incuriosita, un giorno salii in chiesa, volevo capire…, piano piano cercavo di vederlo. Infatti, eccolo all’altare di Maria SS.. Prostrato in preghiera col viso fino a terra, si alzava e si riprostrava, baciando la terra prima di uscire. Diceva che doveva fiaccare la sua grande superbia. Il contatto e la risposta al prossimo erano sempre un”eccomi”,senza far pesare il tempo da dedicare con pazienza, sempre, anche durante i pasti. Spessissimo alla sera, durante la cena, c’erano persone, specialmente i giovani, liberi, in conversazioni, anche ricreative. Era amante della compagnia filodrammatica, preparava lui stesso quel gruppo per il teatro in sala parrocchiale.
Ma la sua passione, direi vocazione particolare, sarebbe stata per le predicazioni e la musica. Ogni anno era richiesto per andare a predicare la settimana di missione qua e là, anche lontano, fuori diocesi. I suoi momenti di relax erano sostare in chiesa e anche spesso suonare l’organo, anche perché era professore e compositore di musica. L’ultimo canto da lui composto in occasione della giornata di preghiere in riparazione delle bestemmie era bellissimo. Ricordo ancora a memoria il ritornello: “….. di parossismo invaso/ contro il suo Fattore/ scaglia il bestemmiatore/ vituperosi stral…” , con melodie stupende.
Ed infine, la profonda passione e dedizione per i poveri, ancora ricordo una delle sue frasi a proposito: “…Cristo bussa alla porta del cuore elemosinando amore, un amore concreto, reale, che prende forma nel volto dei poveri che incontriamo nel quotidiano”. La visita molto frequente alle famiglie era pure al centro dei suoi impegni.
In sintesi: tutto il vivere, l’operare, il respiro di mio zio Don Luigi era proteso alla “Parola” del Vangelo, vivere per “l’altro”.
Il 3 maggio 1948 è venuto a partecipare alla mia festa della professione religiosa missionaria. Nell’accomiatarsi, alla sera della festa, mi benedì e il suo ultimo saluto e ricordo, che è ancora vivo nel mio spirito, è stato come un ordine:
-…e sii fedele all’ “Eccomi”, come Maria, che col Suo “Eccomi” ha contribuito alla storia della salvezza-. Lui e la mia famiglia sono partiti, io entrai nella grande chiesa del noviziato, (grande perché allora eravamo centinaia di novizie) e ripetei il mio: “Eccomi” come un IV voto:
“Eccomi, Dio della mia vita, che sarà un eccomi alla Tua volontà con il voto, promessa di niente chiedere e niente rifiutare”.
Ancora, la prerogativa dello zio era pure il suo ruolo di confessore e direttore spirituale alle persone consacrate e predicare esercizi spirituali.
Le più svariate attività con la gioventù di Azione Cattolica creavano gioia per tutti.
Chiudo così e spedisco. Chiedo una benedizione. Auguri, grazie e ossequi.
Suor Anna Pia.