Padre Pio: un modello da
seguire,
non solo un’icona da
venerare
Si è sentito spesso parlare in questo ultimi tempi
della figura di Padre Pio, soprattutto in relazione al caso dell’esumazione del
corpo del Santo.
Ed è proprio all’interno di questo processo di beatificazione, iniziato
nel lontano novembre del 1969 che si colloca quest’evento. La beatificazione di
Padre Pio suscita infatti ancora oggi, a quasi quarant’anni dal suo inizio, una
serie di reazioni contrastanti, come sempre è stato per questo personaggio così
particolare, capace pur nella semplicità del suo esempio di vita cristiana, di
regalare al contempo gioie e contrasti, venerazione e indignazione. Ma
cerchiamo di chiarire il motivo di tanta polemica, ripercorrendo assieme le
tappe fondamentali del processo di beatificazione.
Tutto inizia il
Qualche anno dopo, il 16 gennaio
Nel 1983, su decreto di Papa Giovanni Paolo II, uno
dei sostenitori più convinti nella causa di beatificazione di Padre Pio, si
apre il processo cognizionale (inchiesta documentale e obiettiva) di Padre Pio,
che si chiuderà nel 1990, dopo aver ascoltato ben 72 testimoni e aver raccolto
una notevole quantità di documenti sulla vita e le opere di Padre Pio, raccolte
in 104 volumi.
Il
Il 02 maggio
Di quest’anno l’annuncio da parte dell’arcivescovo
di Manfredonia che “il corpo di Padre
Pio sarà «esumato» ed «esposto» alla venerazione dei fedeli, in una teca di
vetro, «per alcuni mesi» a partire dalla metà di aprile”.
L'iniziativa rientra nel programma dei
festeggiamenti per i 40 anni dalla morte di Padre Pio (1968) e per i 90 anni
delle stimmate (1918). E così il 03 marzo 2008, nella cripta della chiesa di
Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, è stata riaperta la bara con
la salma di Padre Pio.
Ma quello che può sembrare solamente un gesto
motivato dalla volontà di attirare folle di fedeli per trarne guadagno, ipotesi
professata a dire il vero soprattutto da chi considera
L’attuale ricognizione canonica proviene da un gesto molto antico che era
strettamente legato alla dichiarazione della santità di un defunto. Appena una
persona veniva dichiarata santa, subito
il suo corpo veniva esposto alla venerazione pubblica dei fedeli: la
ricognizione veniva perciò ad essere il dato ufficiale della riconosciuta
santità del defunto.
La ricognizione è un gesto il cui
significato è puramente teologico ed ecclesiale: essa consiste nel mostrare
alla Chiesa la santità realizzatasi in determinati fedeli, per cui è motivo
per la stessa Chiesa di gioia e di festa e non tanto lo stato di conservazione
di un defunto, cosa che giustamente può attirare critiche.
In sostanza quindi non si capisce la natura delle
polemiche, poiché la riesumazione del corpo e la ricognizione cognitiva rientra
nelle normali procedure che vengono applicate a tutti i santi.
Piuttosto quest’evento dovrebbe essere per tutti i
fedeli un’occasione per riflettere sulla figura e sulla venerabilità di
tutti i santi. I santi infatti sono visti troppo spesso, un po’ come la
preghiera in generale, un’opportunità per chiedere una grazia o “un favore” al
Signore o al santo stesso. Questo non è certamente sbagliato ma è sicuramente
limitante: troppo spesso ci limitiamo a pregare una statuina od un’icona per
chiedere e non semplicemente per venerare o ringraziare.
Le figure dei santi, in particolare, dovrebbero
essere viste non tanto, o meglio non solo, come un’opportunità di
intercessione, ma come un esempio da seguire. I santi sono infatti stati
delle persone, fedeli in carne ed ossa come tutti noi che hanno però vissuto
nel migliore dei modi la propria fede, ciascuno caratterizzandosi per qualcosa
in particolare: chi per la carità, chi per la sofferenza, chi per la preghiera
e grazie proprio a questa loro caratteristica devono essere per noi un
esempio di vita cristiana.
L’esposizione del corpo serve forse proprio a
questo, a ricordarci come, pur nella loro mortalità, fatta di carne, vita,
sofferenza, respiro, quotidianità, proprio come per noi, queste persone hanno
saputo invece elevarsi, per ricordarci che anche noi, come loro, possiamo non
solo chiedere, ma anche dare e donare, diventando anche noi, pur nel nostro
piccolo, un buon esempio da seguire!
Roberta