Padre Pio: un modello da seguire,

non solo un’icona da venerare

Si è sentito spesso parlare in questo ultimi tempi della figura di Padre Pio, soprattutto in relazione al caso dell’esumazione del corpo del Santo.

Ed è proprio all’interno di questo processo di beatificazione, iniziato nel lontano novembre del 1969 che si colloca quest’evento. La beatificazione di Padre Pio suscita infatti ancora oggi, a quasi quarant’anni dal suo inizio, una serie di reazioni contrastanti, come sempre è stato per questo personaggio così particolare, capace pur nella semplicità del suo esempio di vita cristiana, di regalare al contempo gioie e contrasti, venerazione e indignazione. Ma cerchiamo di chiarire il motivo di tanta polemica, ripercorrendo assieme le tappe fondamentali del processo di beatificazione.

Tutto inizia il 04 novembre 1969 quando padre Bernardino da Siena, Postulatore generale dei Cappuccini, chiede al vescovo monsignor Antonio Cunial, che acconsentirà pochi giorni dopo, di iniziare la trattazione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Padre Pio.

Qualche anno dopo, il 16 gennaio 1973 l'arcivescovo di Manfredonia, monsignor Valentino Vailati, consegna alla Sacra Congregazione delle Cause dei Santi la documentazione richiesta per il "nihil obstat" all'introduzione della Causa di Beatificazione di Padre Pio.

Nel 1983, su decreto di Papa Giovanni Paolo II, uno dei sostenitori più convinti nella causa di beatificazione di Padre Pio, si apre il processo cognizionale (inchiesta documentale e obiettiva) di Padre Pio, che si chiuderà nel 1990, dopo aver ascoltato ben 72 testimoni e aver raccolto una notevole quantità di documenti sulla vita e le opere di Padre Pio, raccolte in 104 volumi.

Il 13 giugno 1997 il Congresso speciale della Congregazione delle Cause dei Santi riconosce la eroicità delle virtù cardinali, teologali e religiose del Servo di Dio Padre Pio e viene quindi promulgato il Decretum super Virtutibus e Giovanni Paolo II conferisce a Padre Pio il titolo di "Venerabile".

Il 02 maggio 1999 in piazza San Pietro, di fronte ad una folla di 150 mila pellegrini convenuti da ogni parte del mondo, il Santo Padre Giovanni Paolo II proclama solennemente Beato il Venerabile Padre Pio da Pietrelcina. Il suo nome viene inserito nel calendario liturgico alla data del 23 settembre. Infine il 16 giugno 2002, sempre in piazza San Pietro, il Papa dichiara Santo il Beato Pio da Pietrelcina.

Di quest’anno l’annuncio da parte dell’arcivescovo di Manfredonia che  “il corpo di Padre Pio sarà «esumato» ed «esposto» alla venerazione dei fedeli, in una teca di vetro, «per alcuni mesi» a partire dalla metà di aprile”.

L'iniziativa rientra nel programma dei festeggiamenti per i 40 anni dalla morte di Padre Pio (1968) e per i 90 anni delle stimmate (1918). E così il 03 marzo 2008, nella cripta della chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, è stata riaperta la bara con la salma di Padre Pio.

Ma quello che può sembrare solamente un gesto motivato dalla volontà di attirare folle di fedeli per trarne guadagno, ipotesi professata a dire il vero soprattutto da chi considera la Chiesa come una “macchina da soldi” e non come un’istituzione che vuol garantire ai propri fedeli di poter professare la propria fede, ha lo scopo principale della “ricognizione canonica” del corpo di Padre Pio. Non si capisce quindi il fondamento di tante polemiche, sfociate anche in assurde azioni giudiziarie, poiché la ricognizione canonica del corpo di un santo rientra nella collaudata e secolare prassi della Chiesa nel normale processo di beatificazione. Tale ricognizione permette infatti di garantire, attraverso appropriate procedure, una prolungata conservazione del corpo del Santo per permettere anche alle generazioni che verranno la possibilità di venerare e custodire le sue reliquie.
L’attuale ricognizione canonica proviene da un gesto molto antico che era strettamente legato alla dichiarazione della santità di un defunto. Appena una persona veniva dichiarata santa, subito il suo corpo veniva esposto alla venerazione pubblica dei fedeli: la ricognizione veniva perciò ad essere il dato ufficiale della riconosciuta santità del defunto.
La ricognizione è un gesto il cui significato è puramente teologico ed ecclesiale: essa consiste nel mostrare alla Chiesa la santità realizzatasi in determinati fedeli, per cui è motivo per la stessa Chiesa di gioia e di festa e non tanto lo stato di conservazione di un defunto, cosa che giustamente può attirare critiche.

In sostanza quindi non si capisce la natura delle polemiche, poiché la riesumazione del corpo e la ricognizione cognitiva rientra nelle normali procedure che vengono applicate a tutti i santi.

Piuttosto quest’evento dovrebbe essere per tutti i fedeli un’occasione per riflettere sulla figura e sulla venerabilità di tutti i santi. I santi infatti sono visti troppo spesso, un po’ come la preghiera in generale, un’opportunità per chiedere una grazia o “un favore” al Signore o al santo stesso. Questo non è certamente sbagliato ma è sicuramente limitante: troppo spesso ci limitiamo a pregare una statuina od un’icona per chiedere e non semplicemente per venerare o ringraziare.

Le figure dei santi, in particolare, dovrebbero essere viste non tanto, o meglio non solo, come un’opportunità di intercessione, ma come un esempio da seguire. I santi sono infatti stati delle persone, fedeli in carne ed ossa come tutti noi che hanno però vissuto nel migliore dei modi la propria fede, ciascuno caratterizzandosi per qualcosa in particolare: chi per la carità, chi per la sofferenza, chi per la preghiera e grazie proprio a questa loro caratteristica devono essere per noi un esempio di vita cristiana.

L’esposizione del corpo serve forse proprio a questo, a ricordarci come, pur nella loro mortalità, fatta di carne, vita, sofferenza, respiro, quotidianità, proprio come per noi, queste persone hanno saputo invece elevarsi, per ricordarci che anche noi, come loro, possiamo non solo chiedere, ma anche dare e donare, diventando anche noi, pur nel nostro piccolo, un buon esempio da seguire!

 

Roberta