Per una sigaretta
Proprio
così per una banale sigaretta perde la vita un giovane di 29 anni, Nicola
Tommasoli l’ennesima vittima di una società sempre più violenta in cui diventa
impossibile muoversi in una città, senza la paura di essere aggrediti. È la notte
tra il 30 aprile e il 1° maggio, Nicola è fermo lungo una strada nella città di
Verona con alcuni amici, passava il tempo a chiacchierare e fumare quando si
avvicina un gruppo di 5 giovani naziskin sui 20 anni che chiedono una
sigaretta, Nicola gliela rifiuta e così inizia la lite in cui Nicola viene pestato selvaggiamente. Portato in ospedale morirà pochi giorni dopo, il 5 maggio. Un episodio simile è
avvenuto qualche mese fa all’uscita di una discoteca, per una semplice battuta
un gruppo di albanesi pestano un giovane che viene
portato in ospedale dai suoi amici, il giovane riporta delle ferite ed ematomi
vari mentre il suo amico, che nel frattempo stava parcheggiando, viene
aggredito e picchiato a morte dal solito gruppo.
Sono episodi gravi soprattutto per le
motivazioni banali e stupide, nel caso di Nicola Tommasoli,
il Questore di Verona dichiara: “Le vere ragioni di questo gesto sono quelle
della stupidità e della prepotenza”.
Oggi
nelle città si muore per una lite condominiale, per non aver dato una
precedenza, per soldi, per intrighi a sfondo sessuale, molto spesso a danno dei
più deboli, viviamo in una società sempre più intollerante e vuota, fenomeni
sempre più frequenti di bullismo nelle scuole da
parte di minorenni in una cornice priva di valori ma fatta
solo di diritti compreso quello di calpestare il prossimo, molto spesso
difesi dai genitori pronti a soddisfare ogni capriccio o desiderio.
Ai
5 ragazzi che hanno ucciso Nicola, probabilmente, si prospetta una pena che va
dai 15 ai 20 anni, ma con un buon avvocato grazie all’indulto, al
patteggiamento, sconti di pena e attenuanti varie forse ne faranno 3 o 4, o
forse meno senza tra l’altro aver capito la gravità di ciò che hanno commesso visto che erano già conosciuti per la loro
violenza e appartenenza a gruppi ultras neonazisti.
Credo che la nostra società per certi versi sia cambiata
molto in questi anni e per altri non sia cambiata affatto. Cambiano i modi, i tempi ma il male resta sempre lo stesso. Una volta una buona
scusa per far prevalere la violenza, le guerre civili e le dittature erano le
guerre scatenate su molti fronti. Ora invece il male, oltre ai conflitti
internazionali, apre le porte a una sorta di violenza
urbana. È la violenza delle città frutto di gravi disagi come la disoccupazione,
l’immigrazione indiscriminata, il disagio giovanile che spesso si ripiega nella
droga, nei falsi idoli come appunto gli skinheads,
gli ultras, le sette sataniche, vere e proprie
organizzazioni o semplici bande dove la forza o l’idiozia del branco prevale sul buon senso e sul rispetto di ogni essere umano.
Il
mio pensiero, come quello di molte persone, di affetto
e di solidarietà va ai famigliari di Nicola e a quei genitori che, come loro,
hanno perso un figlio in situazioni simili. Il mio pensiero va anche a quel
dolore immenso e a quella voglia disperata di
giustizia che li accompagnerà per tutta la vita e che non sempre questa società
riesce a dare. Non posso dimenticare neppure i genitori dei ragazzi che hanno
ucciso Nicola: dovranno assistere un figlio che non conoscono, combattuti tra
rabbia e dolore, affrontare insieme la realtà del carcere ma soprattutto
perdonare ciò che è difficile perdonare. Dovranno accettare
di sentirsi falliti come genitori per non aver saputo dare dei giusti valori o
aver concesso troppa libertà. A quei 5 ragazzi auguro di rivedere ogni giorno
della propria vita il volto di Nicola, di una vita giovane stroncata da un atto
di stupidità e di prepotenza, per non aver saputo riconoscere il male in ciò
che stavano facendo, per pentirsi sinceramente di tutto questo e poter cambiare
vita.
Walter