Bambini Stregoni
Negli
ultimi tempi si sente sempre più frequentemente parlare di fatti di carattere
politico e socio culturale che coinvolgono il continente africano, in
particolare nell’ultimo mese desta attenzione il fenomeno dei “bambini
stregoni” che ha come protagonista il paese del Congo.
Secondo
fonti del 2006 la maggior parte della popolazione vive con meno di un dollaro
al giorno e con un’aspettativa di vita alla nascita di 51 anni, milioni di
profughi in seguito alla guerra conclusasi nel 2003, che ha visto l’utilizzo di
circa 30.000 bambini soldato, vivono nelle foreste o nei fatiscenti sobborghi
delle megalopoli.
In
questo contesto da circa 10 anni nelle principali città congolesi,
la capitale Kinshasa e a Mbuji-Mayi si è fortemente diffuso il fenomeno dei Ndoki, ovvero i “piccoli stregoni”, cioè bambini ritenuti
posseduti dal demonio e quindi visti come responsabili di tutte le disgrazie
familiari, dalle più serie come una malattia alle più futili come la rottura di
un televisore.
I
bambini, per fuggire alle violenze, spesso scappano di casa e non hanno altra
possibilità se non vivere per strada cercando di sopravvivere di espedienti.
La
credenza di demoni che si incarnano per diffondere disgrazie e malattie non è
una novità nella tradizione congolese, dato che in
passato era un fenomeno prevalentemente diffuso nelle realtà rurali e ad essere
accusate di stregoneria erano le donne vedove o senza figli, costrette a vivere
ai bordi dei villaggi.
Secondo
gli studiosi di antropologia il fenomeno dei bambini stregoni sarebbe una
conseguenza della povertà materiale ed umana che ha costretto molti congolesi ad abbandonare le loro dimore per cercare fortuna
nelle megalopoli. Sembra inoltre che la maggior parte di questi bambini sia
orfano di uno o entrambi i genitori e che non sia visto di buon grado, in
quanto ulteriore bocca da sfamare, dal nuovo padre o nuova madre del genitore
sopravvissuto.
Il
comportamento del bambino viene letto in relazione ai fatti accaduti e l’accusa
di stregoneria scatta per vari motivi: un membro della famiglia ammalato, un
lavoro perso, una bicicletta rotta, aver gettato il malocchio….così i membri
della famiglia si rivolgono ad una delle figure religiose tradizionali che
mescolano riti animisti a riti cristiani e si
ritengono in possesso di poteri magici.
L’autorità
religiosa gode di ampia stima e rispetto nella comunità e se riconosce il
soggetto come posseduto egli viene allontanato da scuola, non può più sedersi a
tavola con gli altri membri della famiglia, viene insomma sottoposto a violenze
fisiche e psicologiche tali da ritenersi realmente posseduto dal demonio.
Talvolta le violenze e le percosse portano addirittura alla morte del bambino
che, secondo i dati, non ha mai più di 8-10 anni oppure molti scappano in
strada andando ad incrementare le numerose bande di bambini senza tetto.
Secondo alcuni reportage giornalistici vi sono anche casi in cui i genitori,
convinti dalla famiglia o dal capo spirituale, uccidono i propri figli pensando
di salvare i loro cari dal giogo della possessione.
Sembra
che il numero di bambini per strada sia raddoppiato negli ultimi 10 anni e
viene inoltre denunciato un aumento nell’utilizzo di droghe e sostanze
stupefacenti per alleviare i morsi della fame ma anche la crescente diffusione
del virus dell’AIDS tra i bambini che, per vivere, sono anche costretti a
prostituirsi.
Una
situazione condizionata da contesti socio-culturali, politici ed economici che
va a ripercuotersi sulla qualità di vita e sulla dignità di ogni essere
vivente, in primis, in questo caso, del bambino visto come capro-espiatorio di
ogni disgrazia familiare. Il bambino viene privato della sua indole gioiosa e
festante costretto a crescere troppo in fretta e a scontrarsi con dinamiche ben
lontane dal nostro modo di vivere la quotidianità ma che purtroppo sono una
triste realtà.
Mara