“E’ APPARSA LA GRAZIA DI DIO”

Il titolo del sussidio della Conferenza Episcopale Italiana di quest’anno, sussidio che ci aiuta a preparare il Natale e che sarà disponibile in Chiesa, quest’anno recita così.

Appena l’ho letto mi sono fatto alcune domande. Parlare di Grazia oggi che cosa significa? Che sfondo e che ricezione c’è fra la gente della comunità di Fonte di questo termine? E ancora più profondamente…. Come è intesa la Grazia di Dio? Di che cosa si tratta? A volte, e sempre più spesso mi succede, ho l’impressione che la Chiesa continui ad usare termini ricchissimi di significato che però non sono più compresi e condivisi. Spesso anzi sono termini segnati da una precomprensione che riduce di molto la profondità e la verità di significato che possiedono. Probabilmente è uno dei segni più significativi della secolarizzazione che ci avvolge, quel clima culturale nel quale viviamo che ha perso i riferimenti alla vita cristiana. E parlare e dire cose senza che siano profondamente e correttamente intese è un dramma. Chi parla pensa che chi ascolta capisca, e chi sente fa finta di capire interpretando a proprio modo e secondo categorie personali ciò che ode. Proviamo allora, per quanto si possa fare a partire da un articolo scritto, a chiarire questo termine: GRAZIA.

Per fare questa operazione mi servo di un contributo che ho trovato in una rivista (“Servizio della Parola”) di don Chino Biscontin, sacerdote della diocesi di Pordenone, persona che conosco e stimo… mio ex professore. In un passaggio del suo articolo così si esprime a riguardo del tema Grazia: “Grazia è anzitutto l’atteggiamento, liberamente assunto, che qualifica il rapporto che Dio ha voluto stabilire con noi e che ci è stato rivelato attraverso Gesù. Un rapporto animato da una attenzione, un riguardo e un rispetto, una volontà di bene straordinari, commoventi. Non è il caso che spiega il fatto che ci siamo, ma proprio tutta questa bontà sorprendente. Già la creazione, compresa la nostra creazione personale che è atto continuo, sta sotto il segno di questo atteggiamento di Dio, in quanto fin da sempre Egli ci ha pensati come suoi interlocutori, persone a cui offrire una comunione personale intima. Quando diciamo “soprannaturale” infatti non diciamo che c’è un piano, quello naturale, e un altro staccato che sta sopra. “Soprannaturale” è una metafora spaziale (sopra e sotto) per dire che questo atteggiamento di Dio non è spiegabile se non come libera decisione di Dio stesso, quella di volgersi verso di noi con una volontà di bene senza alcuna ombra. Nulla ha costretto Dio a questo tipo di rapporto con noi: lo ha voluto lui liberamente, dall’interno del suo cuore. Noi lo abbiamo potuto conoscere solo perché Dio si è aperto con noi e ce lo ha confidato (la rivelazione): quella confidenza è diventata totalmente limpida e definitiva in Gesù. Nelle sue parole e nel suo comportamento Dio ha parlato e ha agito in nostro favore. E solo alla luce di questa confidenza le vicende della nostra vita, le vicende comunitarie, storiche e persino la natura che abitiamo acquistano il loro senso: tutto è dono, manifestazione di un Donatore che nutre un inesauribile amore verso di noi”.

Dio si volge verso di noi con una volontà di bene senza alcuna ombra. Questo è il dono che a Natale celebriamo, ma che ci raggiunge ogni volta che ci accostiamo a Lui e, attraverso i sacramenti, questa bontà immensa si dona nella nostra esistenza e ci trasforma a poco a poco.

Il Natale che celebreremo sarà allora un rigustare con più coscienza il dono d’amore che ci caratterizza per poter fare in modo che questo stesso amore gratuito e immeritato si diffonda fra le nostre case e le nostre famiglie e crei un modo di vivere diverso ed evangelico.

Perché possiamo vivere con pienezza questo dono d’amore (rappresentato da Gesù bambino) ci dobbiamo preparare perché agli appuntamenti importanti non si può arrivare all’ultimo secondo pretendendo poi di sentire e gustare con profondità la bellezza di essere amati. L’Avvento sia questo tempo di ricentratura, sia il tempo dell’attesa impegnata che crea lo spazio per un incontro sempre nuovo e stupendo.

 

don Alberto