Liturgia
di Natale a Cima Grappa
Seconda
edizione della messa di mezzanotte
a Cima Grappa. L’idea era stata lanciata lo scorso anno da un prete habitué
delle scarpinate sulla nostra montagna, don Renato Marangoni di Crespano, e aveva raccolto fin da subito l’adesione
entusiasta degli escursionisti domenicali del Grappa. A predisporre tutto
l’occorrente ci aveva pensato la gestione del Rifugio Bassano che evidentemente
ci vedeva anche un’occasione per attirare l’interesse dei clienti sul locale.
L’evento già l’anno scorso aveva conosciuto una buona partecipazione che ha
avuto un incremento notevole quest’anno per l’afflusso di persone che, a piedi
o in automezzo, hanno raggiunto Cima Grappa.
Suggestiva
è stata sicuramente la notturna per la mulattiera che ha visto molti
escursionisti cimentarsi in un’esperienza per tanti di loro nuova.
Partenza
dal parcheggio del santuario della Madonna del Covolo
mercoledì sera dalle 18 alle 19: il percorso serpeggiante della mulattiera che
si inerpica dolcemente sulle prime alture è un brulicare di torce elettriche in
una nottata priva di luna anche se, ad una certa altitudine, un po’ rischiarata
dal biancore della neve caduta in abbondanza quest’anno prima del Natale. Il
paesaggio, nella notte limpida, appare in basso illuminato dalle luci dei paesi
della Pedemontana che, visti dall’alto, sembrano formare una grande metropoli.
Il tempo in compagnia passa velocemente e quasi non si sente la fatica della
salita. Raggiunta Malga Ardosetta, si può
tranquillamente lasciare la mulattiera e inerpicarsi attraverso il manto nevoso
fino alla meta. La tenuta della neve, resa più solida dal calo notturno della
temperatura, consente di raggiungere senza difficoltà il Rifugio Bassano che
non sono ancora le 22.00.
L’afflusso di gente è notevole, il coro alpino di San Zenone si sta già predisponendo
per animare la messa. C’è tuttavia la possibilità di sorbire con calma un brulè
caldo per ristorarci e affrontare i rigori del freddo che, a queste quote, si
fanno in ogni caso sentire.
La
messa ha inizio alle 23.00
nel grande salone del rifugio pieno zeppo. Dopo l’omelia, don Renato invita
tutti a salire al sacello per la seconda parte della celebrazione. E’ il
momento più suggestivo. Una processione si snoda con le fiaccole fino
all’osservatorio dove si fa una prima tappa di riflessione per procedere poi
lungo la via eroica a metà della quale avviene una seconda tappa di preghiera e
di meditazione e quindi si raggiunge il sacello. Il metro e più di neve non
permette di entrarvi. D’altra parte è stato allestito all’esterno un altare per
la parte conclusiva della celebrazione. Il freddo è intenso ma, non essendoci
l’aria gelida, è ben sopportabile, peccato che il cielo si va velando di nubi.
I partecipanti si stringono attorno al piccolo altare, in preghiera e
raccoglimento. Le decine di migliaia di caduti che riposano nell’ossario di
questa cima hanno tutta per loro questa liturgia natalizia in cui si annuncia pace in terra agli uomini di buona volontà.
Loro purtroppo sono caduti perché quel messaggio non fu ascoltato.
Siamo
già alla mezzanotte al
momento della comunione e la liturgia si avvia alla conclusione con il
suggestivo accompagnamento dei canti del coro alpino. Dopo la benedizione e un ultimo
canto, si può ritornare al rifugio dove ci attendono panettone e vin brulè,
ottimi corroboranti per affrontare la discesa durante la quale si ha
l’opportunità di osservare ancor meglio il paesaggio della sottostante pianura
fittamente punteggiato di luci. Siamo alle ore piccole, la stanchezza un po’ si
fa sentire, ma in tutti c’è la soddisfazione e la gioia di aver partecipato ad
un’insolita notte di Natale e in tutti il proposito di ripetere l’esperienza il
prossimo anno.
Pietro