“Abbiamo posto la nostra speranza
nel Dio vivente”
Questa citazione biblica
tratta dalla prima lettera a Timoteo è la frase che sintetizza il messaggio del
Santo Padre ai giovani per la XXIV Giornata mondiale della gioventù che
quest’anno si celebrerà nelle varie diocesi d’Italia. Alla sera del sabato che
precede la domenica delle Palme in tutte le diocesi italiane si prega con i
giovani e si riflette sulla tematica proposta dal Papa. Anche con i giovani di
Fonte, per chi vorrà accogliere l’invito, ci sarà la possibilità di partecipare
alla Veglia con il nostro Vescovo e sarà un momento spirituale importante per
prepararsi a celebrare la Pasqua. Personalmente, per prepararmi, ho letto il
messaggio del Papa e ho trovato spunti di riflessione abbondanti. Ai giovani e
a tutti i cristiani il papa ricorda la necessità di cercare e trovare il
fondamento della “grande speranza”. “La giovinezza”, dice, “è tempo di speranze
perché guarda al futuro con varie aspettative. Quando si è giovani si nutrono
ideali, sogni, progetti; la giovinezza è il tempo in cui maturano scelte
decisive per il resto della vita. E forse è per questo che affiorano con forza
le domande di fondo: perché sono sulla terra? Che senso ha vivere? Che sarà
della mia vita? Come raggiungere la felicità? Perché la sofferenza, la
malattia, la morte? Che cosa c’è oltre la morte? Interrogativi che diventano
pressanti quando ci si deve misurare con ostacoli che a volte sembrano
insormontabili: difficoltà negli studi, mancanza di lavoro, incomprensioni in
famiglia, crisi nelle relazioni di amicizia o nella costruzione di un’intesa di
coppia, malattie o disabilità, carenza di adeguate risorse come conseguenza
dell’attuale e diffusa crisi economica e sociale. Ci si domanda allora: dove
attingere e come tener viva nel cuore la fiamma della speranza?”
Sono queste, a mio avviso, le domande che affiorano nel cuore di ogni credente che si accinge a celebrare la festa di Pasqua. Dove possiamo attingere la speranza per poter continuare a vivere e poter superare le difficoltà che, inevitabilmente, minacciano in profondità le nostre sicurezze?
Sempre il papa così si esprime. “L’esperienza dimostra che le qualità personali e i beni materiali non bastano ad assicurare quella speranza di cui l’animo umano è in costante ricerca. Come ho scritto nella citata Enciclica Spe salvi, la politica, la scienza, la tecnica, l’economia e ogni altra risorsa materiale da sole non sono sufficienti per offrire la grande speranza a cui tutti aspiriamo. Questa speranza “può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere” (n. 31). Ecco perché una delle conseguenze principali dell’oblio di Dio è l’evidente smarrimento che segna le nostre società, con risvolti di solitudine e violenza, di insoddisfazione e perdita di fiducia che non raramente sfociano nella disperazione.
Il modello che il Santo Padre presenta come capace di aprire il nostro cuore alla speranza è San Paolo. Nell’anno dedicato a lui Benedetto XVI lo dona come esempio ai giovani e a tutti i credenti. E descrivendo la vicenda di San Paolo così si esprime. “Per Paolo la speranza non è solo un ideale o un sentimento, ma una persona viva: Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Pervaso intimamente da questa certezza, potrà scrivere a Timoteo: “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente” (1 Tm 4,10). Il “Dio vivente” è Cristo risorto e presente nel mondo. E’ Lui la vera speranza: il Cristo che vive con noi e in noi e che ci chiama a partecipare alla sua stessa vita eterna. Se non siamo soli, se Egli è con noi, anzi, se è Lui il nostro presente ed il nostro futuro, perché temere? La speranza del cristiano è dunque desiderare il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo”.
Con
semplicità e precisione il papa ha voluto indicare dove anche oggi, in tempi
difficili, è possibile ritrovare la speranza cristiana. È nella morte e
risurrezione di Gesù che possiamo scommettere. È Lui, accolto e nutrito nella
vita di ogni comunità cristiana e di ogni credente, che può aiutarci a superare
le ferite di ogni croce.
Non
aggiungo niente di più. Solo un cordiale, forte, caro augurio di Buona Pasqua.
Questo augurio superi tutte le barriere, le tristezze e la lontananza e, carico
di affetto, vi faccia sentire amati a caro prezzo da Gesù morto e risorto per
noi.
don
Alberto