“Rialzati, per
te Dio si è fatto uomo”
Il tema che ci accompagnerà nel
cammino di Avvento e Natale è ispirato a una frase di Sant’Agostino, estratta
da un Discorso sul Natale che il Santo fece a Ippona
il 25 dicembre di un anno compreso tra il 412 e il 416. Nella sua formulazione
così lapidaria, il santo vescovo esprime il carattere straordinario e inaudito
del cristianesimo. Due sono i misteri principali della nostra fede: Dio è Uno e
Trino; il Verbo di Dio si è fatto carne, è morto ed è risorto. L’incarnazione
del Verbo è quanto il Natale ci invita a meditare e l’intero Discorso 185 contempla
questo mistero nella prospettiva dello scambio: «Avendo un Figlio unico,
Dio l’ha fatto figlio dell’uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell’uomo
figlio di Dio» (Discorsi, 185). Perché l’uomo potesse vivere una vita
piena e fosse liberato dai vincoli del male e della morte, Dio stesso ha preso
su di sé la fragile natura umana. E, d’altra parte, per mezzo della sua vita,
morte e risurrezione, ha reso l’uomo partecipe della natura divina, donandogli
la condizione di figlio di Dio. Per Sant’Atanasio
«Dio si è fatto uomo perché noi uomini diventassimo dèi, cioè partecipi della
vita divina» (De Incarnatione, 54), mentre la
liturgia della solennità di Maria Ss.ma Madre di Dio
ci fa pregare così: «Meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un’anima
e un corpo, è nato da una vergine; fatto uomo senza opera d’uomo, ci dona la
sua divinità» (I Antifona ai I e II Vespri). San Paolo, esortando i
Corinzi ad essere generosi in occasione della colletta per i fedeli di
Gerusalemme, motiva così la sua esortazione: «Conoscete infatti la grazia del
Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché
voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Solo Dio poteva
accettare e operare un simile scambio, a esclusivo vantaggio dell’uomo:
«Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe
liberato dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a
quella del peccato… Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse
incontrato con la tua stessa morte» (Discorsi, 185). Prendendo su di sé
i limiti della nostra condizione umana, Dio ci ha concesso di partecipare –
nella misura da lui stabilita – alla ricchezza della sua condizione divina.
Sant’Agostino conclude: «Cerca il merito, la causa, la giustizia di questo, e
vedi se trovi mai altro che grazia» (Discorsi, 185). Questo dono
straordinario è destinato a ogni uomo, singolarmente: non “per voi”, “per noi”
o “per l’umanità” in generale, ma “per te” Dio si è fatto uomo. Da
questo evento scaturisce l’esortazione del vescovo di Ippona:
«Expergiscere, homo: quia
pro te Deus factus est homo». Il termine expergiscere si può tradurre con «Rialzati,
svégliati» e, in modo un po’ più libero, con «fatti coraggio ». Alla meraviglia
e allo stupore per un dono così grande e immeritato, deve seguire l’azione
concreta. È dono ricevuto, ma anche imperativo per l’agire: «Alzati,
svégliati»! Qui la libertà umana è direttamente interpellata. «Svégliati, tu
che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef
5,14). Il dono di grazia che investe il cristiano non mortifica, non incanala
il credente nel solco di una vita predeterminata, ma fa appello alla sua
libertà che, risvegliata e incoraggiata dall’annuncio evangelico, è chiamata ad
alzarsi in piedi, ad assumere la posizione eretta dell’uomo responsabile che
sta di fronte a Dio. «Rialzati, uomo: per te Dio si è fatto uomo». Attraverso
le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento contempleremo il grande progetto
di Dio, nel quale siamo stati scelti per essere figli, grazie al dono del
Figlio che ha vissuto pienamente la condizione umana (escluso il peccato)
perché l’uomo potesse vivere la condizione divina.
Un
caloroso e fraterno buon Natale a tutti. Con una preferenza particolare: a chi
in questo Natale sente maggiormente venire meno la speranza e la fiducia; a chi
soffre e, guardandosi alle spalle, non ha di che sorridere; a chi non osa
immaginare cosa accadrà alla propria famiglia fra due o tre mesi perché il
lavoro fa fatica a riprendere. Buon Natale a tutti voi cari fratelli nella
fede, compagni di strada, non lasciamo che le oscurità e le opacità del vivere
spenga la forza del lieto annuncio: Rialzati, svegliati, fatti coraggio per te
Dio si è fatto uomo.
don
Alberto