La transumanza

Nel mese di novembre la terra si adagia nel torpore autunnale per riposarsi dopo l’annata in cui ha saputo regalare tanti buoni frutti e raccolti alla popolazione. Il cambiamento della stagione con l’abbassamento della temperatura inaridisce la terra che da verde e rigogliosa diventa marrone e, chi possiede greggi al pascolo nelle zone montane è già sceso per cercare zone adatte al bestiame.

Questa antica tradizione porta il nome di transumanza che letteralmente significa “pastorizia trasmigrante”  che non sta ad indicare però una pastorizia nomade, cioè senza fissa dimora.

La transumanza infatti si basa su quattro capisaldi: il cambio tra due sedi note in determinanti periodi dell’anno, la proprietà del gregge, lo sfruttamento diretto dello stesso e l’orientamento verso l’economia del mercato.

In Europa era diffusa in Francia meridionale, Svizzera, area Balcanica, Spagna, Germania ed in Italia conobbe un forma alquanto originale in Abruzzo, Molise, Puglia, Campania e Basilicata. Effettivamente tale usanza ebbe inizio tra la zona del’alto Tavoliere Gargano da cui veniva trasferito il bestiame verso l’Abruzzo. Il trasferimento prendeva il nome di “alpeggio” iniziando alle prime avvisaglie della stagione calda per andare in cerca di zone fresche dove poter trovare dei pascoli verdi per il bestiame ovino, al contrario all’inizio della stagione fredda dirigendosi nuovamente verso la più calda pianura prendeva il nome di “monticazione”.  Tali trasferimenti non erano di certo agevoli dato che il viaggio durava diversi giorni attraverso dei sentieri denominati “tratturi” e caratterizzato da soste in luoghi prestabiliti denominati “stazioni di posta”.

Questa usanza condizionava sicuramente la vita dei pastori dato che gli spostamenti erano compiuti esclusivamente a piedi e l’uomo non poteva contare su strutture tipiche dell’allevamento moderno, quali la stalla, i presidi per la foraggiatura o per la refrigerazione del latte.

Al giorno d’oggi la transumanza è praticata talvolta in limitate zone italiane, in particolare in località alpine e prealpine, o nelle zone appenniniche del Molise, Abruzzo, Puglia; Lazio e Sardegna.

Una tradizione che impegnava gli uomini dediti alla pastorizia e che consentiva loro di sfruttare la terra nelle sue stagioni raccogliendone i frutti non poteva di certo passare inosservata ai grandi poeti e scrittori italiani ispirati alla transumanza dei butteri della Maremma e dei pastori dell’Abruzzo, un esempio tra tutti Gabriele D’annunzio nella ben nota poesia “Settembre”.

 

Mara