Considerazioni sulla religiosità a nord est

Fanno riflettere i dati, apparsi sul n° 7 di “Vita del Popolo”, riguardanti la religiosità nel nostro Nord Est, emersi da una ricerca effettuata dall’osservatorio socio-religioso del Triveneto. A quanto risulta, per molti aspetti non ci distinguiamo più di tanto dal resto del Paese anche se la frequenza alla messa domenicale permane un po’ superiore alla media nazionale. E’certamente ancora elevato il numero di coloro che si dichiarano cattolici, ma ciò sembra sempre essere un fatto anagrafico piuttosto che il frutto di una scelta consapevole. I cattolici senza riserve sono in minoranza. Prevalgono invece i cattolici con qualche riserva e i cattolici “a modo mio”, il che significa che si è cattolici in determinate circostanze come battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni e funerali, ma la vita quotidiana non sembra impostata secondo i principi cristiani. Si diffonde, soprattutto tra i giovani, l’idea che la fede sia un fatto esclusivamente privato che non ha una sua rilevanza nella vita di relazione. E’ l’effetto del politicamente corretto che impera del resto nei media per i quali la fede deve essere un fatto personale. Ma così si perde proprio uno degli aspetti fondamentali dell’essere cristiani, ossia quella dimensione comunitaria secondo cui ci si salva individualmente ma anche come comunità. Eppure, secondo un certo modo di pensare che va per la maggiore, il cristiano che ritiene di doversi ispirare alla propria fede nelle scelte, ad esempio, politiche, si espone facilmente all’accusa di essere un integralista che vorrebbe imporre agli altri i principi derivanti dal proprio credo. E’ un fatto strano. Tutti possono ispirarsi ai propri valori, veri o falsi, nell’ambito della vita civile e politica, ma per certe anime belle del politicamente corretto non lo potrebbe fare il cristiano e guai alla Chiesa, che “ingerisce”, se glielo ricorda!

Per ritornare ai dati della nostra inchiesta, i cattolici, con riserva o “a modo mio”, lo sono sia riguardo ai dogmi della fede sia, ancor più, riguardo ai valori morali che la Chiesa fa discendere dai contenuti della fede, particolarmente quando si va a toccare la sfera sessuale. Qui constatiamo quanto, purtroppo, la legge fa cultura e fa mentalità. Ormai divorzio, aborto, convivenze non sono più considerati mali particolarmente gravi, perché scatta l’idea che ciò che la legge non proibisce diventi di per sé moralmente lecito. La furbata della propaganda laicista ha avuto buon gioco nel sostenere che le leggi su divorzio e aborto avrebbero solo sanato i pochi casi cosiddetti pietosi e invece hanno favorito il diffondersi di stili di vita e comportamenti che coinvolgono anche tanti sedicenti cattolici.

In ogni caso si può trarre una conclusione dai dati emersi: i cattolici che si sforzano di vivere la fede secondo gli insegnamenti del Magistero sono, anche nel nostro Triveneto, una minoranza come lo sono in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Detto questo non è tanto importante che la Chiesa sia “di massa”, (non temere piccolo gregge, dice il Signore stesso) ma che non sia marginale nella società non perdendo mai di vista il dovere dell’annuncio. Uno scrittore cattolico come Messori dice che i cristiani dovrebbero imparare dai radicali i quali, nonostante le loro percentuali da 1/2 % o giù di lì, non sono mai stati marginali nella vita politica e su tanti obiettivi, ahinoi, l’hanno spuntata. Nostro Signore stesso non ci chiede di essere maggioranza numerica, ma di essere il sale che dà il sapore e il lievito che fa fermentare, né ci chiede di cercare il consenso a tutti i costi. Se guardiamo alle tante comunità riformate che rincorrono le mode del tempo (la situazione della chiesa anglicana la dice lunga in proposito) si sono trovate con le chiese vuote ben più dei cattolici. Se tuttavia i dati statistici possono offrirci prospettive tutt’altro che rosee, il credente non deve mai lasciarsi sopraffare dallo scoramento di fronte ad una realtà che gli appare ostile, mai dimenticando il monito di Cristo “non  prevalebunt”. I duemila anni di storia che la Chiesa ha al suo attivo lo dovrebbero confortare in tal senso.

 

Pietro