STORIA DELLA CHIESETTA DI S. GIACOMO
A PADERNO
Le origini,
molto antiche, della chiesetta di San Giacomo, sita nell' omonima
via a Paderno del Grappa accanto agli Istituti Filippin, risalgono ai
primi tempi dopo il Mille. Nata per iniziativa dei locali era sorta come ospitale,
cioè con annessa una casetta, con due stanze, per ospitare qualche
pellegrino in sosta. Qui viene anche custodita una reliquia del Santo.
La storia, tormentata da passaggi di responsabilità e da contrasti, soprattutto per quanto riguarda la manutenzione dell’edificio, è un alternarsi di vivace efficienza e di abbandoni al degrado.
In un atto del marzo 1457 si parla dell’acquisto di un appezzamento confinante con una strada consortile que descendit recto tramitead ospitalem Sancti Jacobi de Paderno.
Da documenti del 1493, risulta che i Compagnoni, tra i benestanti del luogo, si erano impegnati nel recupero e nel restauro della chiesetta.
Nel novembre 1711 viene stipulato un accordo tra i comuni di Paderno e di Fietta con i Compagnoni per l’utilizzo della chiesa di San Giacomo. Nel 1753 essa appare come proprietà di Domenico Filippin.
Questi, raggiunti i 70 anni, decide come preparazione alla buona morte, a gloria di Dio, della Madonna ed in onore di San Giacomo, di assegnare ius patronato e proprietà della chiesa al comune; a condizione che, dopo l’accettazione, attingendo all’utile del capitale lasciato dal donatore, faccia celebrare messe annuali in suo suffragio. Dopo un periodo di contese, nel 1786 il comune si accorderà con Giovanni Filippin che acquista la chiesetta per 400 £ e si offre, gratuitamente, come custode della chiesa.
Nel catasto napoleonico questa verrà assegnata al comune di Paderno.
La chiesetta di S.Giacomo offre raccolta penombra propizia alle visite, alla preghiera, alle devozioni dei borghigiani che la accudiscono con premura.
Al cento dell'altare, un ligneo e snello tempietto ospita una colorita Madonna del parto scolpita nel legno e di aspetto molto dignitoso. Il capo cinto di corona regale, la Madre del Salvatore, avvolta in un manto azzurro, è seduta in trono; tenendo giunte le mani volge lo sguardo ai fedeli reggendo, adagiato sulle ginocchia, il Bambino che leva in alto la manina, quasi per gioco, stringendo una sfera, simbolo della signoria del mondo.
Un’artistica tela ( denuncia un autore di ottima scuola bassanese, e di notevole sensibilità religiosa ) campeggia oltre l'altare. Raffigura il Crocifisso che si innalza tra due santi. L'uno, a destra di chi guarda, dalle grandi chiavi, simbolo del potere spirituale, identificabile in San Pietro, l'altro, che regge con la mano un bordone da pellegrino, probabilmente è S. Giacomo.
Nell'azzurro della cupola, S. Giacomo, viene rappresentato mentre annuncia il Vangelo. Gli costerà il martirio inflittogli da Erode Agrippa I, che circa nell'anno 40, proprio in occasione delle celebrazioni della Pasqua, pubblicamente lo farà decapitare. Primo martire di Cristo, a lui è dedicata la chiesetta vicino alla quale era possibile ospitare qualche pellegrino di passaggio lungo l'itinerario verso Santiago di Compostela, dove le spoglie dell'Apostolo erano e sono ancora molto venerate.
La volta è stata affrescata, nel 1990, con variate tonalità azzurre, da Giorgio Padovan e Marina Zanoni. Da un luminoso disco centrale si propagano, a cerchi, zone di mano in mano più intense. Intorno, la sequenza di quattro gruppi distinti: la Visitazione, l'irrompere della Luce divina sulla terra; S. Giacomo che annuncia il vangelo; Dannati, dalle espressioni stravolte; gli Ambigui, con i volti che rifuggono dalla luce.
Quattro momenti di un dramma sacro interpretato in chiave decisamente moderna.
Purtroppo la chiesetta ha avuto e ha bisogno costante di manutenzione. Si ricorda un restauro risalente all'anno 1936, effettuato grazie a mons. Erminio Filippin, come recita l'epigrafe, all'interno, sopra la porta d'ingresso:
" Quod vici fideles paternenses - singulari pietate coluerunt - sacellum vetustissimum -
suo sumptu renovavit - et in pristinum redegit honorem ".
Nel 1948 Domenico Ferrarese, di ritorno dall' America, la vuole abbellire con un rivestimento in legno.
Da anni si è costituito il "COMITATO PER LA CHIESETTA DI S. GIACOMO" che, con l' aiuto della popolazione, cerca di fare manutenzione ordinaria e straordinaria del sacro edificio.
Nel 1990, quando era Parroco Don Adolfo Giacomelli, viene eseguito un restauro interno con tinteggiatura che rispetta colori e disegni originali, viene dipinto l' affresco sul soffitto, vengono sistemati i banchi, un armadio in sacrestia e delle cornici della Via Crucis, messo a nuovo l' impianto di illuminazione.
Nel giugno scorso si è iniziato il lavoro di rifacimento del tetto, la sistemazione della vecchia guaina isolante, la posa in opera delle nuove grondaie.
I lavori di quest'anno sono stati possibili grazie all' aiuto di tantissime persone: chi ha donato contributi, chi venduto biglietti per la lotteria, lavorato, donato i premi per la lotteria stessa... in occasione della festa per celebrare il Santo con una solenne funzione liturgica, il 25 luglio.
Un ringraziamento di cuore a tutti è doveroso ed è auspicabile che tale generosità non si fermi qui. Si dovrà infatti provvedere al look esterno con la tinteggiatura, anche l' occhio vuole la sua parte!
Ad ovest della chiesa c' era un bellissimo vecchio cipresso che ora per la salute dell' edificio... è stato sacrificato. Un nostro parrocchiano ha composto e lasciato nella chiesetta una poesia in ricordo del CARO cipresso:
"Altero, dritto si leva nel cielo
il cipresso della chiesetta di S. Giacomo.
A volte sembrava respirare
al soffio del vento serale".
Basso Italo
gennaio 2011
Ogni giorno si può entrare nella chiesetta per rivolgere una preghiera alla Beata Vergine Maria, accendere un lumino e ammirare le sue bellezze grazie all'impegno dei Signori Scopel che puntualmente provvedono a mantenerla aperta.
Claudia