Chi è Papa Francesco…?

È il primo Papa latino-americano. È il primo Papa appartenente all'ordine dei Gesuiti. È il primo Papa che prende il nome di Francesco. È già entrato nel cuore di moltissime persone, e ogni giorno che passa, stupisce sempre di più per il suo comportamento umile e semplice, rivolto verso i più poveri e i più bisognosi.

Jorge Mario Bergoglio, primo di cinque fratelli, nacque a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, da una famiglia di origine piemontese, emigrata in Argentina nei primi anni del 1900.

Fra le mura domestiche, la famiglia Bergoglio manteneva l’abitudine di parlare il dialetto piemontese, che il piccolo Jorge Mario imparò assieme alla madrelingua spagnola. Quando venne in Italia per il conclave del 2005, si recò in visita ai luoghi d’origine della sua famiglia, e disse di essersi sentito come a casa sua, parlando il piemontese.

Era in particolare la nonna paterna che gli teneva compagnia nei primi anni della sua vita, quando i suoi genitori erano impegnati in altre attività. Tra suoi ricordi d’infanzia ci sono le partite a carte con il padre, i sabati passati con la mamma ad ascoltare musica lirica alla radio, le domeniche con la famiglia allo stadio, il calcio, il basket e gli altri sport che praticava. Una crescita tra le mura di casa, quindi, con gli affetti semplici e veri della famiglia. Per questo motivo, ha rivelato, una delle cose che chiede ai padri di famiglia in confessione, è se giocano con i loro figli. Come tutti i bambini frequentava la scuola, e di rientro dalle lezioni dava una mano in cucina. Dopo il quarto parto, infatti, sua madre restò paralizzata alle gambe, così lei preparava gli ingredienti e li sistemava sul tavolo, mentre i figli seguivano le sue istruzioni per preparare i pasti.

Un’amichetta che frequentava intorno ai dodici anni, racconta che un giorno Jorge Mario le consegnò un foglio sul quale aveva disegnato una casetta, dicendole: “Questa è la casa che comprerò quando ci sposeremo; se non mi dirai di sì, mi farò prete…”; lei, però non gli rispose… Sono racconti e note private che fanno sicuramente simpatia e che ci parlano di un Papa che è prima di tutto una persona vera, uno di noi…

Durante la scuola secondaria, il padre gli propose di fare alcuni lavoretti in una fabbrica tessile, per guadagnare qualche soldo; quindi per un paio d’anni svolse lavori di pulizia e in seguito anche in ambito amministrativo. Poi s’iscrisse a un istituto tecnico specializzato in chimica dell’alimentazione e cominciò a lavorare ogni giorno dalle 7 alle 13 in un laboratorio di analisi, frequentando le lezioni scolastiche dalle 14 alle 20.

Nel frattempo Jorge Mario continuava a frequentare la parrocchia di San Josè de Flores, dove andava ogni domenica a messa. Aveva un bel gruppetto di amici, fra i quali ci fu anche una fidanzatina, con i quali andava a ballare il tango, musica che - da buon argentino - ama molto.

Nel 1953, quando aveva 17 anni, passò un periodo nel quale la sua fede, come accade spesso a molti adolescenti, si era un po’ affievolita. Ma fu proprio in quel periodo che, l’incontro con un sacerdote, gli fece percepire nel cuore la chiamata a diventare sacerdote: “Fu lo stupore di un incontro con Qualcuno che ti sta attendendo”, raccontò in seguito.

La chiamata alla sua vocazione, però, non ebbe un seguito immediato, infatti, conseguito il diploma di tecnico chimico, continuò per qualche anno a lavorare in un laboratorio di analisi degli alimenti.

A vent’anni fu colto da una gravissima polmonite, che gli comportò febbre altissima e giorni trascorsi tra la vita e la morte. I medici sembravano impotenti, poi fu sottoposto ad un’operazione per asportare la parte superiore del polmone destro. A quell'epoca, infatti, le malattie polmonari erano curate chirurgicamente per la scarsità di antibiotici. In quel difficile momento una suora gli fece comprendere il senso di quella dolorosa sofferenza, paragonandola a quella di Gesù sulla croce… Furono necessarie numerose terapie per riportarlo in una condizione di salute stabile; da allora vive con un solo polmone.

Superata la malattia, maturò la decisione di entrare in seminario. In famiglia accolsero questa notizia con sentimenti differenti: la più felice fu la nonna, il padre fu contento, la madre molto meno, perché sentì a lungo la mancanza della quotidiana compagnia del figlio.

L'11 marzo 1958 iniziò il noviziato nella Compagnia di Gesù.

Compì studi umanistici in Cile e nel 1963, di ritorno a Buenos Aires, conseguì una laurea in filosofia e in seguito in teologia, maturò anche diverse esperienze d’insegnamento all’università, come professore di letteratura e psicologia.

Il 13 dicembre 1969 fu ordinato sacerdote. Al momento dell’ordinazione sacerdotale, finalmente, anche la madre si convinse del valore e della determinazione della sua vocazione. Il 22 aprile 1973 fece la sua professione perpetua.

Sempre nel 1973, dopo altre esperienze d’insegnamento, fu nominato Superiore Provinciale dell'Argentina, incarico che ha esercitato per sei anni. Fra il 1980 e il 1986 è stato rettore del collegio massimo e delle facoltà di filosofia e teologia a San Miguel. Nel 1986 si trasferì in Germania per ultimare la sua tesi dottorale; ritornato in patria, divenne direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù di Córdoba. Uomo di fede e di cultura, quindi, con grande formazione intellettuale, umana e spirituale.

Nel 1992 un momento fondamentale nella sua vita: Giovanni Paolo II lo nominò, infatti, vescovo ausiliare di Buenos Aires. Nel 1997 fu promosso arcivescovo coadiutore di Buenos, l’anno successivo divenne arcivescovo della capitale argentina e sarà, poi, per alcuni anni anche presidente dell’episcopato argentino.

Il suo stile episcopale fu sin dagli inizi intessuto di umiltà e disponibilità, venne da subito ammirato ed amato dai suoi fedeli per la sobrietà della sua condotta di vita e l’affabilità dei suoi modi. Amante della semplicità più umile e sincera, Bergoglio ha vissuto a lungo in un appartamentino di pochi metri quadri, per spostarsi utilizzava i mezzi pubblici, centellinando al massimo gli “sprechi”. Nessun lusso, ma piuttosto una vita votata agli ultimi, a quegli umili cui ha sempre consacrato i suoi sforzi più energici. 

Nel 2001 il Beato Wojtyla, lo nominò cardinale; in occasione della sua ordinazione centinaia di argentini volevano volare fino a Roma per festeggiarlo, ma lui chiese loro di utilizzare i soldi che avrebbero speso per il viaggio, per fare beneficenza ai poveri. Cambiano le sue vesti, cambia il colore dello zucchetto, ma lui non cambia. Non cambia il suo stile pastorale, rimane il pastore della povera gente, voce di chi non ha voce, non ha paura di confrontarsi con le istituzioni quando deve difendere la dignità umana.

Anche da cardinale nessun cedimento alla mondanità o ai privilegi che normalmente si accompagnano a tale carica. Invece di trasferirsi nella residenza arcivescovile, preferì rimanere nel piccolo appartamento nel quale utilizzava una stufetta per riscaldarsi, preparandosi da sé la cena. E al posto dell’auto di rappresentanza con l’autista, utilizzava gli autobus pubblici o la metropolitana, dove chiunque poteva rivolgergli la parola. Con l’autobus pubblico si recava anche nelle baraccopoli, vestito da semplice prete, per celebrare la messa, lì battezzava, distribuiva la comunione, e poi trascorreva qualche ora in semplicità, ascoltando i problemi delle persone e cercando un modo per essere d’aiuto. Egli stesso dà testimonianza di quanto sia importante vivere tra la gente, raggiungerla “per strada”...

Si deve evitare la malattia spirituale della Chiesa autoreferenziale: quando lo diventa, la Chiesa si ammala. È vero che uscendo per strada, come accade a ogni uomo e a ogni donna, possono capitare degli incidenti... Però se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, autoreferenziale, invecchia. E tra una Chiesa accidentata che scende per strada, e una chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima.”.

Durante il Conclave del 2005, il cardinale Bergoglio era considerato tra i candidati più in vista per l'elezione a pontefice; secondo la ricostruzione di un vaticanista, Bergoglio fu il cardinale più votato dopo Ratzinger. L’allora Cardinale, secondo alcune voci, pare fosse quasi intimorito all’idea di diventare pontefice, tanto che avrebbe addirittura sconsigliato ai suoi “sostenitori” di votarlo, a conferma del suo carattere riservato e restio alle grandi scene. In quell’occasione fu Ratzinger ad essere eletto Papa durante il secondo giorno del conclave.

E arriviamo ai giorni nostri….

La sera del 13 marzo 2013, al quinto scrutinio del Conclave, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio è eletto Papa, assumendo il nome di Francesco (Francesco I è inesatto, diventerà Francesco I solo quando ci sarà un Francesco II).

Il resto è storia che stiamo vivendo, storia che verrà scritta, ci auguriamo, con la semplicità e la verità evangelica che finora Papa Francesco ha testimoniato in ogni occasione e in ogni luogo.

 

Papa Francesco: piccoli gesti per cambiare il mondo

Appena si è presentato ai fedeli, le sue parole semplici e delicate hanno subito infuso nei cuori (perlomeno nel mio) un calore particolare, la sensazione di vedere, come successore di Pietro, una guida amorevole - e credo anche ferma - nei tempi difficili che stiamo vivendo.

Quello che ci ha colpito è stato anche il nome scelto: Francesco. Una scelta particolarmente significativa, visto che nessun pontefice nella storia della Chiesa aveva mai optato per il nome del Santo fondatore dell'ordine dei Francescani, ordine che, come sappiamo tutti, è dedito alla povertà e all'umiltà. Forse con questa scelta il nuovo Pontefice vuole mandare un segnale, ma è lo stesso Papa Francesco a darcene spiegazione:

“Alcuni non sapevano perché il vescovo di Roma ha voluto chiamarsi Francesco. Alcuni pensavano a Francesco Saverio, a Francesco di Sales, anche a Francesco d’Assisi. Io vi racconterò la storia…

Nell’elezione, avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo, e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero: il cardinale Claudio Hummes, un grande amico…

Quando la cosa stava diventando un po’ “pericolosa”, lui mi confortava... E quando i voti sono saliti a due terzi, è giunto l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa... E lui mi ha abbracciato e mi ha detto: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui – nel cuore: i poveri, i poveri...

Subito, in relazione ai poveri, ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti... E Francesco è l’uomo della pace. E così è venuto il nome nel mio cuore: Francesco d’Assisi… È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il Creato... in questo momento in cui noi abbiamo con il Creato una relazione non tanto buona, no? È  l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!".

In un periodo storico in cui la credibilità della Chiesa cattolica è talvolta messa in discussione, il riferimento a un Santo povero è un segnale sicuramente positivo, che aspetta di essere riempito di contenuti. Non sappiamo ancora come sarà il suo Pontificato, ma ci auguriamo tutti che la Chiesa possa rimanere vicina ai valori della semplicità e della purezza.

È un viso che sicuramente ispira simpatia e fiducia quello di Bergoglio, per la grande semplicità che ci ha emozionato ed è arrivata dritta al cuore, sin dal suo primo approccio. A molti ha ricordato Papa Giovanni Paolo II per questo tono informale!

Ha colpito molto per i primi segni cha ha scelto: il rifiuto di indossare la mantellina rossa, bordata d’ermellino, che normalmente indossano i papi, il rifiuto di ricevere la croce d’oro, ha preferito tenere la sua croce di ferro, la rinuncia dell’anello d’oro (ne indossa uno di argento laccato oro). Pare addirittura che - dietro le quinte - quando si è vestito per presentarsi al balcone di Piazza San Pietro, il neo Papa abbia rifiutato la mantella dicendo che “Carnevale è finito”; probabilmente una leggenda metropolitana che forse non sarà mai confermata, ma tutti questi segni dicono molto sullo stile di vita che intende condurre. La prima mattina del suo Pontificato, Papa Francesco ha chiesto di potersi recare in preghiera a Santa Maria Maggiore con un'auto meno lussuosa di quella messa a disposizione dalla Santa Sede, e anche la sera della sua elezione, ha deciso di rientrare alla Domus Santa Marta in autobus, assieme ai cardinali elettori. Come tutti abbiamo sentito, ha pure chiesto di alleggerire la scorta della Polizia di Stato italiana, riducendola a una sola automobile.

Raccontano che il Santo Padre, uscendo dalla sua camera, abbia incontrato una Guardia Svizzera e gli abbia chiesto se avesse passato lì tutta la notte. L’uomo ha confermato di essere di turno da diverse ore, così il Papa è rientrato nella sua stanza per uscire con una sedia e una merendina da offrirgli; è poi rientrato in camera, raccomandandosi con il giovane di chiamarlo se avesse avuto bisogno di qualcosa! Forse è gossip, forse è solo un simpatico racconto, ma ci piace credere che possa essere vero, e ci strappa un sorriso e una forte tenerezza!

Abbiamo trascorso con Papa Francesco la sua prima Pasqua da Pontefice. L’abbiamo visto sorridere, salutare calorosamente e benedire, scendere dalla macchia, avvicinarsi alla folla, abbracciare, baciare e accarezzare i bambini e gli ammalati, con una disponibilità, un trasporto, un coinvolgimento che ci hanno commosso!

Nella prima Settimana Santa del nuovo Papa, ancora una volta, al centro delle sue omelie e delle sue preghiere, ci sono stati gli ultimi e i deboli: i bambini da tutelare e proteggere, i giovani da educare e da incoraggiare… I bambini e i giovani come simbolo della gioia, di una speranza che non deve mai morire dentro di noi… I bambini e i giovani come portatori dell’armonia e della riconciliazione tra i popoli. E poi le donne, le madri, a partire da Maria, una figura di madre discreta, che si fa da parte, affinché la missione di Suo Figlio, possa compiersi, a costo di assistere al Suo calvario e di perderlo su una croce.

E come Gesù lavò i piedi ai suoi apostoli, così Giovedì Santo il Papa ha scelto di compiere nuovamente il rito della lavanda dei piedi, nel carcere minorile di Roma, lavando i piedi a 12 giovani detenuti. Papa Francesco, anche in questo caso, ha voltato lo sguardo verso gli ultimi, verso chi si è perso per strada, ma può ritrovarsi.

Tutti dobbiamo ritrovarci, ritrovare il vero senso del nostro essere cristiani e capire che dobbiamo camminare con la croce, mettendo al centro Gesù Cristo. L’Europa è un continente sempre più secolarizzato, e l’uomo si è un po’ perso, mettendo al centro se stesso, il compito della Chiesa è riportare la fede, riportare l’evangelizzazione... Forse è questa la vera sfida della Chiesa in questo tempo, e Papa Francesco sembra averla colta molto bene.

 

Michela