EA BUBARATA

Ea befana vien de note

Coe scarpe tute rote

Col capel aea romana

Viva viva ea befana!

 

"ea befana xè me mama"... Noi bambini la cantavamo sottovoce per non farci sentire dalle nostre mamme, per non deluderle. Infatti quando noi bambine parlavamo di doni, della cena che dovevamo preparare alla befana, i ragazzetti più grandi si divertivano a prenderci in giro: "Ah ah, ea crede ancora aea befana! No te sé che ea befana ea xè to mama!" Per noi era una delusione, perché era bello sognare la vecchietta che a cavallo della scopa, col sacco pieno di doni, volava sopra i tetti ed entrava nelle nostre case, scivolando dal camino. L'ultimo giorno di scuola, prima di Natale, la maestra ci faceva scrivere la letterina alla befana; noi chiedevamo un sacco di cose, in cambio promettevamo di essere più buoni e studiosi. Forse i ragazzetti, sotto sotto erano un po' invidiosi, perché, finite le scuole, dovevano lavorare, non certo pensare alla befana.

La sera dell'Epifania, c’era la tradizione di fare "EA BUBARATA" che, come ci dicevano le nonne, serviva ad illuminare la via del ritorno alla befana, che era stanca di viaggiare. Così i giorni precedenti la festa, si andava con carriole e carrettini per le case a prendere le fascine di legna che la gente ci preparava. Una volta pronta la legna, con l’aiuto dei grandi, si piantava un palo e si costruiva la catasta; facendo un passamano si sistemavano a cerchio le fascine, tenendo d' occhio le pendenze in modo che, bruciando, le fiamme salissero dritte e non ci fosse pericolo che si rovesciassero addosso a qualcuno. Il tutto veniva costruito lontano dalle case, dalle stalle e fienili; il luogo che da sempre aveva ospitato il falò era proprio "in fondo ea stradea", uno spazio accessibile a tutti.

La sera del 6 Gennaio, appena buio, la gente delle borgate, arrivava puntuale... Un fiammifero e... FUOCO!!! Il fuoco non partiva subito, allora si cambiava posto dove l'aria soffiava di più, aiutando la fiamma a gonfiarsi. Tutti in attesa... e finalmente il fuoco aveva la meglio, le fiamme si alzavano alte e con il loro calore riscaldavano la serata gelida e le persone infreddolite. Anche gli anziani arrivavano adagio, salutavano e si fermavano tutti vicini, con la pipa in bocca, parlottavano fra loro e seguivano con lo sguardo il viaggio del fumo "dee fiaibe". Un giovanotto chiedeva: "Nono, par onde vae e fiaibe?" Qualche donna si avvicinava per sentire il responso: "....Eh… e xè drio ndar a sera, ..corajo, vien piena ea caliera" (di polenta). E continuava: "Ma se e va al furlan... tote el sachet e va a pan". Se il vento andava a sera, l’annata prometteva bene: pane e polenta in abbondanza. Se il vento soffiava verso il Friuli, l’anno sarebbe stato poco generoso e quindi scarsi raccolti. Le persone si rasserenavano ...meno male!

Mentre bruciava il falò, le donne chiacchieravano allegramente, noi piccoli giocavamo rincorrendoci attorno ai gruppetti di persone, attorno alla bubarata; anche gli uomini avevano l'aria sollevata, tutti dimenticavano per un po' i loro problemi, era una serata rilassante. I vecchi, intanto, tenevano d'occhio il fumo che non mutasse direzione. La catasta di legna calava, le fiamme si abbassavano, i ragazzi rintuzzavano il fuoco e noi gettavamo qualche pezzo di legna al centro, da dove si alzava una nuvola di cenere che ci investiva... eravamo impolverati, arrossati, ma divertiti e ci dispiaceva vedere il fuoco abbassarsi e rimanere braci e cenere. Alla fine, noi bambini ci ritiravamo in casa a berci un bicchiere di latte caldo, i grandi invece bevevano il vin brulé che le donne avevano preparato in anticipo e si dicevano: "El dì de Pifania tute e feste el para via".

L'Epifania, una festa che discendeva da tradizioni magiche che si fondevano con elementi cristiani, la befana portava i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi. Addirittura nel Medio Evo, la befana stracciona rappresentava la natura spoglia e si portava via un anno "vissuto" con tutte le sue pene, perciò veniva bruciata in un falò per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come un nuovo anno. Da dove venisse questa tradizione, cosa significasse, a noi bambini poco importava, per noi era una festa che ci divertiva moltissimo, ed inoltre divertiva e coinvolgeva anche tutte le persone delle borgate.

Liana