Può un cristiano giudicare?

La risposta alla domanda posta dal titolo può sembrare abbastanza scontata, dato che abbiamo una precisa indicazione evangelica che invita a non giudicare il prossimo per non essere a nostra volta giudicati da Dio. Si tratta di un passo evangelico che, da parte laica (ma anche cattolica sedicente aperta e dialogante), viene spesso messo in campo per chiudere la bocca alla Chiesa o a quei credenti che avessero a metter parola su certi comportamenti oggi sempre più diffusi (divorzio, aborto, convivenze di vario tipo e quant’altro). Vediamo allora di capirci su questa indicazione evangelica di non giudicare che viene evocata continuamente e non sempre a proposito.

Innanzitutto mi pare che il testo evangelico ci mostri che è la persona in quanto tale che non va giudicata, dal momento che solo Dio legge nei cuori degli uomini e quindi solo a Lui spetta il giudizio sul destino ultimo di ciascuno di noi. In altre parole nessuno di noi ha titolo per mandare all’inferno chicchessia, dato che tutti siamo peccatori e bisognosi del perdono e della misericordia del Padre. Nel Vangelo questo viene ribadito più volte: dalla parabola del figlio prodigo a quella del pubblicano e del fariseo all’episodio di Gesù e dell’adultera.

Detto questo però, altra cosa è il discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male ed è a questo proposito che vanno messi – come si dice - i puntini sulle i. In altre parole il peccato va riconosciuto e dichiarato come tale. Nessuno potrà permettersi di esprimersi sul destino ultimo anche del più incallito peccatore che potrà sempre contare sul perdono e la misericordia di Dio, ma le azioni o i comportamenti, che oggettivamente sono male, vanno apertamente definiti come tali. Del resto, non risulta che dal catechismo siano state eliminate le famose opere di misericordia spirituale, una delle quali diceva proprio di ammonire i peccatori che non è un invito a giudicare la persona, ma piuttosto ad aiutarla a discernere bene e male.

Molto spesso tuttavia oggi anche il semplice ammonimento viene percepito come un giudizio e di qui il passo a condannare il cristiano o la Chiesa quando ammoniscono è breve. E’ un giochetto che viene spesso messo in atto quando no si vogliono sentire parole di verità. Invece il cristiano non solo può ma deve (e sulle modalità si potrà discutere fin che si vuole) proclamare ciò che è peccato e ciò che non lo è alla luce della parola di Dio e dell’insegnamento del Magistero della Chiesa. Se leggiamo bene l’episodio dell’adultera, è vero che Gesù è stato misericordioso con lei dopo averla salvata dalla lapidazione prevista dalla legge mosaica, ma è altrettanto vero che l’ha congedata invitandola a “non peccare più”. Ugualmente non ha taciuto i peccati del figlio prodigo e del pubblicano che sono stati entrambi riaccolti perché hanno riconosciuto il male commesso. Invece ciò che oggi si vorrebbe è la licenza di agire come si vuole senza che nessuno ci venga a dire se è bene o male, salvo poi invocare misericordia e perdono dimenticando che questi presuppongono il riconoscimento del male e il relativo pentimento. Si fa appello all’autorità della propria coscienza come l’unica titolata a discernere il bene dal male. E’ vero – e i pontefici lo hanno più volte ribadito – che neppure la Chiesa può sostituirsi alla coscienza del singolo, ma la coscienza è qualcosa che si forma e si educa. Per un cristiano essa si forma e si educa attraverso il confronto con la parola di Dio e con il Magistero. Viceversa viene meno qualsiasi possibilità di discernimento e si finisce in una liquidità anche nei nostri rapporti reciproci che è quanto vorrebbe il pensiero unico relativista oggi predominante.

Perciò andranno bene il dialogo e l’apertura al mondo, ma solo se come cristiani manterremo ben saldi i nostri criteri di valutazione, altrimenti ci adegueremo anche noi ad un pensiero omologato che ci farà perdere ogni autonomia di giudizio e in ultima analisi saremo solo individui anonimi e non persone che si riconoscono reciprocamente fratelli e figli di uno stesso Padre.

Pietro